Castellammare del Golfo

Antica città di Sicilia, Castellammare del Golfo può vantare una storia millenaria, prevalentemente pescatori, i castellammaresi si sono anche dedicati all’agricoltura, da qualche anno il paese ha scoperto il turismo e molti giovani hanno intrapreso questa nuova attività, promuovendo il territorio che può vantare oltre alle bellezze naturalistiche della sua costa i tanti secoli di storia e tradizione apprezzabili nella sua architettura e nella sua urbanistica. Di particolare interesse è la rievocazione storica, che si celebrava ogni due anni, dell’attacco al porto da parte degli inglesi, sventato, secondo la leggenda, dall’arrivo della Madonna di l’assicursu (Madonna del Soccorso). La cittadina sorge alle pendici del complesso montuoso di Monte Inici e dà il nome all’omonimo golfo prospiciente il castello, delimitato a est da capo Rama e a ovest da capo San Vito.

 

 

STORIA

Castellammare del Golfo nasce come Emporium Segestanorum (porto della vicina Segesta, in greco Αἰγεσταίων ἐμπόριον; il termine empòrion designava nel Mediterraneo antico una località marittima adibita allo scarico, al deposito e alla vendita di merci) e fino all’arrivo degli Arabi la sua storia si identifica con quella della città elima. Si ipotizza che l’emporio esistesse già a partire almeno dagli inizi del V secolo a.C. Testimonianze in tal senso si ricavano sia dagli scritti di Erodoto sia da quelli di Diodoro Siculo e di Tucidide, che a proposito della spedizione ateniese in Sicilia del 415 a.C., più volte parla di navi che andavano o venivano da Segesta. A fare esplicito riferimento al porto segestano sono però Strabone, nella sua Geografia, e il geografo Tolomeo, che tuttavia dà un’errata collocazione del sito, forse per un mero errore materiale nella trasmissione del testo.
La stazione di sosta Aquae Perticianenses presente sull’Itinerarium Antonini sarebbe, per alcuni studiosi, identificabile con Castellammare la quale, in età tardo romana, avrebbe assunto questo nome in seguito al declino di Segesta e al conseguente sviluppo come località autonoma.
Con l’arrivo degli arabi agli inizi dell’800 il paese prende il nome di al-madariğ, “le scale”, nome che sembra derivare dalla scalinata che dalla parte più alta del bastione fortificato conduceva al porto. Tale traduzione del toponimo arabo risale al 1880-81 e si deve allo storico Michele Amari. Tuttavia lo storico e archeologo Ferdinando Maurici fa giustamente notare che vi è un’inequivocabile assonanza fra al-madariğ e i termini spagnolo almadraba e francese madrague, entrambi di probabilissimo etimo arabo e corrispondenti all’italiano “tonnara”. Grazie al Libro di re Ruggero del geografo berbero Idrisi, sappiamo che a metà del XII secolo al-madariğ era lo sbocco a mare di Calathamet (volgarizzazione di Qalcat al-hammah, “la rocca dei bagni”, costituita da un insediamento e un castello che sorgevano sul rilievo che sovrasta le attuali Terme Segestane) e dell’intero territorio segestano che ormai da secoli non aveva più Segesta come centro principale bensì appunto Calathamet. Una continuità ininterrotta di funzione e importanza fra l’antico emporio di Segesta e la medievale al-madariğ non è documentata e può essere soltanto presunta.
Sono gli arabi a realizzare il primo nucleo del “castello a mare” poi ampliato dai Normanni. L’edificio fortificato venne edificato su di uno sperone di roccia a ridosso del mare e collegato alla terraferma per mezzo di un ponte levatoio ligneo.
La denominazione castrum ad mare de gulfo, da cui l’attuale nome, risale agli inizi del secondo millennio[7], quando Castellammare diviene importante fortezza dei Normanni prima, degli Svevi poi e centro di battaglie fra Angioini e Aragonesi. Nel 1314 Roberto d’Angiò conquista Castellammare, la cui guarnigione si arrende sembra senza opporre resistenza. Nel 1316 sono gli aragonesi con Bernardo da Sarrià a impadronirsi del castello distruggendone parte delle fortificazioni e una delle tre torri. La guerra si conclude con la vittoria di Federico II e il porto verrà interdetto alle attività commerciali in ragione del tradimento in favore degli Angioini.
Castellammare tornerà a crescere dopo i Vespri quando la cittadina fu terra baronale di proprietà di Federico d’Antiochia e diventa importante polo commerciale legato all’esportazione del grano. Di questo periodo è l’amplimento del castello sul mare. In particolare è il 10 gennaio 1338 che da proprietà demaniale regia diventa baronia sotto Raimondo Peralta. Nel 1554 il territorio diviene feudo di Pietro de Luna.
Fino al 1500 Castellammare aveva un ruolo prettamente commerciale e di servizio per l’entroterra e la cittadina era scarsamente abitata. Il nucleo originario attorno al castello viene protetto nel 1521 da una prima cinta muraria (la seconda cinta muraria fu completata nel 1587 con 3 porte di accesso). Essa tuttavia non deve avere dato molta sicurezza all’abitato visto che l’incremento demografico fu irrilevante per tutto il secolo (nel 1374 vi erano 413 abitanti, 450 nel 1526, 463 nel 1595[11]), tanto da far chiedere da Giacomo Alliata, che aveva la baronia sul posto, al Regno di Napoli una licentia populandi. Licenza che ebbe scarso effetto posto che nel 1630 erano presenti 790 abitanti. Nel 1653 si arriverà a 1279 abitanti. L’insuccesso del ripopolamento sarà dovuto principalmente alle incursioni saracene. Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento il paese si espande lungo l’asse nord-sud.
Della seconda metà del XVI secolo è la chiesetta della Maria SS.Annunziata, realizzata a pochi metri dal mare di “cala marina” e alla quale nel 1590 fu aggregato un convento di Carmelitani, oggi non più esistente. Il paese in quel periodo era abitato principalmente da marinai e da addetti al carico-scarico merci (soprattutto il grano prodotto nell’entroterra). Nel 1700 il paese continua a espandersi sempre lungo la direttrice nord-sud ma in modo più irregolare. Acquista sempre più importanza il caricatore di Cala Marina rispetto a quello di Cala Petrolo, questa sull’alta parete di tufo prospiciente il mare vedeva fino ad allora la presenza di diversi magazzini e del mulino Zangara.
Alla fine del Settecento e inizi dell’Ottocento con il frazionamento del latifondo e lo sviluppo di colture intensive (viti soprattutto) aumenta il fabbisogno di manodopera e diviene più numeroso il ceto contadino e si assiste a un notevole flusso immigratorio: se nel 1774 vi erano 3859 abitanti, nel 1798 se ne contano circa 6.000. All’incremento demografico contribuì la fortificazione del borgo attorno al castello. Tanto che nel 1798 quando gli abitanti saranno 6000 nella città sarà possibile individuare tre stadi morfologici ben distinti: il nucleo del castello, la città murata e la città fuori le mura.
Nel settecento e nell’Ottocento il paese continua ad ampliarsi, avendo come fulcro del proprio sviluppo economico il porto. Gli ultimi decenni del secolo XIX sono caratterizzati dalla crescita economica, gli abitanti nel 1901 sono 20.605. Il porto fu dotato di strutture fisse di attracco solo nel 1890 (anno di costruzione della banchina), e solo nel 1907 all’estremità del molo sarà collocata la gru da tre tonnellate.
Il Castello a mare
Nei pressi del porto di Castellammare del Golfo sorge il cosiddetto Castello a mare, chiamato così perché fino agli anni ottanta era lambito dal mare. Lo specchio di mare antistante la torre era chiamato “vasca della regina” per indicare una vasca naturale delimitata da scogli, che la leggenda vuole fosse in uso alla regina del castello.
Si pensa che il castello a mare venne costruito dagli arabi nel X secolo. Le prime notizie del castello a mare risalgono al geografo arabo Idrisi, che nel 1154 scrisse nel Libro di Re Ruggero:
« Nessun castello è più forte di sito né meglio per la costruzione che questo qui, cui cinge intorno un fosso tagliato nella montagna. Si entra nel castello per un ponte di legno che si leva e si rimette come si vuole »
Secondo lo stesso Idrisi, il castello a mare fungeva da dependance del più importante maniero di Calathamet (“Castello dei Bagni”), che sorgeva nei pressi delle sorgenti termali presenti nei pressi di Castellammare del Golfo.
Fu ampliato da Normanni e successivamente fortificato dagli Svevi tramite l’aggiunta di mura difensive e delle torri. Nel 1316, in seguito alle lotte tra Angioini e Aragonesi, fu distrutto da Federico II d’Aragona per poi essere ricostruito. Venne dotato prima di due torri merlate (denominate “Torre di di San Giorgio” e “Torre della Campana”), quindi venne aggiunta una prima cinta muraria nel 1521, poi nel 1537 una terza torre (detta “il Baluardo”), una quarta torre nel 1586 (che è l’unica torre che è ancora visibile) e infine una seconda cinta muraria nel 1587. Durante lo stesso periodo il ponte levatoio preesistente venne sostituito con l’odierno ponte in muratura
Pietro II d’Aragona lo assegnò a Raimondo di Peralta e da questi passò agli eredi Guglielmo e Nicolò. Fu in seguito proprietà di Pietro Spadafora Ruffo, che lo lasciò come dote alla figlia, divenendo quindi proprietà di Sigismondo di Luna. Dopo una serie successiva di passaggi ritornò alla fine del Cinquecento alla famiglia Luna. Nel 1649 fu venduto a Francesca Balsamo Aragona principessa di Roccafiorita.[30] Oggi è di proprietà pubblica ed ospita al suo interno un polo museale che si snoda in un percorso denominato “La Memoria del Mediterraneo”[34] che comprende quattro sezioni: il Museo dell’Acqua e dei Mulini, il Museo delle Attività Produttive, il Museo Archeologico e il Museo delle Attività Marinare.

AREE NATURALI

La costa castellammarese comprende sia tratti sabbiosi (tra cui la spiaggia di sabbia finissima della “Plaja”), sia tratti rocciosi (costituiti dalle calette a nord-ovest del centro abitato).
La spiaggia “La Plaja” è la spiaggia più grande di Castellammare del Golfo. Si trova a est della città e ha inizio subito dopo la foce del fiume San Bartolomeo.
All’interno della città si trova Cala Petrolo (subito dopo Punta Nord Est, venendo dalla spiaggia La Playa) e la piccola spiaggia della marina, nei pressi del porto.
Subito oltre il braccio del porto, si trova il “Vallone delle Ferle”, conosciuto anche come “Vallone San Giuseppe”, dal quale comincia la zona chiamata Pirale (“pedale”), che arriva fino alla punta omonima, superata la quale ha inizio il tratto denominato “Costa dei Gigli”, che si estende fino a un punto della costa conosciuto dai pescatori con il nome di Nasu (“naso”). Proseguendo lungo questo tratto di costa, voltandosi indietro si ha sempre modo di vedere il paese, cosa non più possibile una volta superata la cosiddetta “Porta” (‘N testa a la porta).
Oltrepassata la “Porta” si ha una piccola insenatura chiamata Vucciria, con relative grotte, e a seguire la “Fossa dello Stinco”, contraddistinta da un’alta falesia bianca detta Petri Vranchi (“pietre bianche”). Le rocce di colore bianco continuano anche oltre Punta Falconera nella successiva cala denominata, forse proprio per questo, “Cala Bianca”.

Seguono, in ordine:

Punta del Grottaro
Cala Rossa
Punta Gran Marinaro
Pizzo di la ‘Gna Cara
Baia di Guidaloca (storpiatura del nome più antico e corretto Vitaloca[35])
Puntazza
Vruca
Creta
Arbi
la tonnara di Scopello
Cala Muschi
Baia Luce
Punta Pispisa
Cala dell’Ovo
Cala Mazzo di Sciacca.

Appena dopo Cala Mazzo di Sciacca ha inizio la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, che si estende tra i comuni di Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo.

Castellammare del Golfo

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